domenica 16 novembre 2014

INCUBO SULLA CITTA' CONTAMINATA

GENERE: Fantascienza
ANNO: 1980
REGIA: Umberto Lenzi
SCENEGGIATURA: Piero Regnoli, Jose' Luis Delgado, Antonio Cesare Corti
ATTORI: Hugo Stiglitz, Laura Trotter, Maria Rosaria Omaggio, Francisco Rabal, Sonia Viviani, Ugo Bologna, Sara Franchetti, Manolo Zorzo, Mel Ferrer.
FOTOGRAFIA: Hans Burman
MONTAGGIO: Daniele Alabiso
MUSICHE: Stelvio Cipriani
PRODUZIONE: DIALCHI FILM ROMA LOTUS INTERNATIONAL FILM MADRID
DISTRIBUZIONE: NEW FIDA GRASSIA - GOLDEN VIDEO, ARCA PRODUZIONI AUDIOVISIVE, AVO FILM
PAESE: Spagna, Italia
DURATA: 91 Min
FORMATO: SCOPE COLORE

Trama : Il cronista televisivo Dean Miller viene inviato in aeroporto per l'arrivo di un noto scienziato atomico. Invece del luminare dall'aereo scendono esseri mostruosi che si scoprono essere tecnici di una centrale nucleare colpiti da una fuga radioattiva. L'unico modo per fermare i mostri è quello di sparargli alla testa...

Pandemica e circolare, questa storia di contaminati sterza tosto verso un classico zombi-movie scarno, ripetitivo e pervaso da splatter. La regia di Lenzi è comunque salda, competente e lascia un’impronta marcata nelle scene d’azione: su tutte, la frenesia di mitragliamenti e coltellate all’aeroporto e la vertiginosa fuga al luna park. A differenza di Romero e Fulci, gli pseudo-zombi lenziani hanno la novità di essere molto forti, rapidi nei movimenti ed ematofagi. Non basta però a salvare il film un colpo di scena finale peraltro non tanto sorprendente. Per il film "Grindhouse - Planet Terror" il regista Robert Rodriguez aveva come idea iniziale quella di usare degli zombi, ma dopo aver incontrato il regista Umberto Lenzi, Rodriguez decise invece di cambiare questa cosa, giustificando la sua scelta con queste parole: "Volevo creare qualcosa genere 'Incubo sulla città contaminata'. Quando incontrai Lenzi, lui mi disse che i suoi morti viventi erano in realtà infetti. Cambiai allora la sceneggiatura". Anche per questo film, nel flano d'epoca, sotto un tassativo divieto ai minori di anni 18, campeggiava il disclaimer-gimmick "A causa della drammaticità di molte scene, si sconsiglia la visione ai soggetti facilmente impressionabili".
L'incubo di Sonia Viviani  : "Mi ricordo una scena, girata alla De Paolis, dove, tanto per cambiare, mi ammazzavano e c'era questo mostro che doveva strapparmi la camicetta e accoltellarmi con questo coltello dalla lama rientrante, solo che all'inizio mi faceva male perché non andava deciso, e siccome l'abbiamo ripetuta più volte, e la lama ogni volta mi lasciava un segno sul costato, ad un certo punto gli ho detto:
'Vai deciso, non ti preoccupare, perché preferisco che mi fai male una volta sola, piuttosto che questo stillicidio' ".

A proposito dell'effetto con punteruolo, ricorda ancora Sonia Viviani:

"Per girare questo effetto che dura pochi secondi ci abbiamo messo una mattinata, perché prima si gira il punteruolo che va dentro ed esce il sangue... stop... poi ti mettono un pezzettinio di non so cosa per far vedere l'occhio che esce fuori... stop un'altra volta... e poi ti mettono l'occhio di bue, appiccicato con qualcosa sopra a quello vero, che tra l'altro mi bruciava da morire, perché è rimasto praticamente chiuso per non so quanto tempo con questa cosa sopra.
Poi c'è stata un'altra scena in cui Lenzi mi disse:
'Te la senti di fare un piano sequenza dall'entrata della porta al salone?"

Giriamo questa scena e va tutto bene, nonostante il mio terrore per le battute in inglese, per cui Lenzi mi si avvicina e mi fa:
'Vedi che avevo ragione a darti fiducia?', e lì mi sono seduta su un divano ed ho cominciato a ridere da sola, come una pazza, per smaltire tutta la tensione che avevo accumulato.




LA MALEDIZIONE DI FRANKENSTEIN

Titolo originale: Les Expériences érotiques de Frankenstein
Anno: 1972
Genere: horror
Regia: Jesus Franco
Cast: Dennis Price, Howard Vernon, Alberto Dalbes, Beatriz Savon, Anne Libert, Britt Nichols, Luis Barboo, Jesus Franco, Daniel White, Lina Romay.

Trama : Il malvagio conte Cagliostro, con l'aiuto della bella vampira cieca Melissa, cerca di realizzare la donna definitiva mettendo insieme pezzi di corpi di varie donne, allo scopo di creare, tramite il mostro di Frankenstein, una nuova razza.

Ennesimo melting pot teratologico di Franco che chiama in causa il Dottor Frankenstein e la Creatura (color argento!), la donna uccello (che cinguetta!) e il Conte di Cagliostro, Caronte e la zingara Esmeralda. Posti certi vertici di assoluta improbità raggiunti altrove dal regista, qui siamo in un sincero stato di grazia: ci sono suggestioni oniriche d'effetto (l'avanzata degli zombie) e soluzioni puramente cinematografiche (la decapitazione, il volo della carrozza). Il ritmo, si sa, è catatonico ma il commento musicale ipnotizzante amalgama e seduce. Esubero di zoomate. Esistono due cut principali: la versione spagnola purgata di alcune situazioni troppo ose',con le scene di nudi rigirate con gli attori vestiti, che per allungare il brodo contiene una sottotrama con la zingara Esmeralda (serva di Cagliostro) interpretata da Lina Romay. La versione francese infarcita di nudi, attualmente non vedibile per ragioni di diritti.




PATRICK

Titolo originale: Patrick
Anno: 1978
Genere: horror
Regia: Richard Franklin
Cast: Susan Penhaligon, Robert Helpmann, Rod Mullinar, Robert Thompson (Patrick), Bruce Barry, Julia Blake, Helen Hemingway, María Mercedes.
Paese : Australia
Duurata : 103 Min.

Trama : Separata momentaneamente dal marito Ed, la giovane signora Kathy viene assunta come infermiera nella clinica del dottor Roget e incaricata dalla burbera direttrice di assistere un malato. Questi, un certo Patrick, è ricoverato da tre anni in coma per un trauma subito per la morte dei genitori da lui stesso provocata. Molto presto la stessa Kathy scopre che, contrariamente a quanto dichiarano i dottori, l'uomo non è in coma poiché ha delle percezioni, dei sentimenti, e delle reazioni.....

Ha dato origine anche all'italianissimo (e ben peggiore) Patrick Vive Ancora (diretto da Mario Landi). La tensione nel film è sempre altissima e la resa della (buona) fotografia sopperisce alle lacune date da interpretazioni non sempre convincenti. Ci si immedesima e ci si lascia coinvolgere seguendo prima con ansia, poi con compassione, infine con odio le vicende del comatoso Patrick. Pesantemente manomesso nella versione italiana (tagli censori e musiche dei Goblin al posto di quelle di Brian May) va recuperato per amor di completezza. Eccellente tensione soprattutto nella metà e finale con più di un colpo di scena convincente. Da vedere.



UN SUSSURRO NEL BUIO

Anno: 1976
Genere: horror
Regia: Marcello Aliprandi
Cast: John Phillip Law, Nathalie Delon, Olga Bisera, Alessandro Poggi, Joseph Cotten, Lucretia Love, Zora Welcova, Susanna Melandri, Adriana Russo.

Trama : In una bella villa della campagna veneta vive coi genitori Alex e Camilla con le sorelline Matilde e Milena, con la governante Françoise, il piccolo Martino. Una famiglia felice se, a turbarne l'armonia, non ci fosse Luca, un bambino ... invisibile, che di Martino - il solo a vederlo e a parlargli - è il miglior compagno ed amico. Convinti che Luca sia un innocente frutto della sua fantasia, Alex e Camilla assecondano per un po' il presunto gioco del figlio: alcuni fatti; però, spiegabili forse con qualche sua facoltà paranormale, li inducono a consultare uno psichiatra. Il luminare che naturalmente nega l'esistenza di Luca arriva e si insedia nella villa: qualche giorno dopo, i suoi ospiti lo ritrovano fulminato nel bagno: un filo elettrico scoperto dirà la polizia avvalorando una compiacente testimonianze di Françoise. Ma è andata davvero così? Ne dubita la nonna di Martino che lo incolpa di omicidio, ma ne dubita soprattutto Camilla, che ormai crede all'esistenza di Luca tanto da implorarlo di andarsene. Ma c'è davvero un Luca? Chi custodisce, insomma, il segreto di quanto è avvenuto?

Debole in apparenza, per via di un intreccio narrativo contorto e mal sviluppato, ma di riuscito impianto visivo, e reso particolarmente intrigante grazie ad una serie di valide interpretazioni (basta cifrare il cast per comprenderne le ragioni). La musica romantica, dolce e al tempo stesso inquietante di Donaggio conferisce al film un clima di mistero che si risolve in una pellicola complessivamente accattivante, lontana dal filone "viscerale" dell'epoca e prossima, per stile, ad alcuni film TV di Daniele D'Anza. Poco dopo Mario Bava né farà una specie di remake rovesciato col suo Shock, che resta a mio avviso meno riuscito di questo di Aliprandi, qui al suo film migliore. Non male Law, Delon e Poggi, detestabile il doppiaggio della Love. Cameo di Pino Donaggio, ripreso in una scena al bar. La bellissima villa al centro del film è oggi Villa Condulmer, un prestigioso hotel di Mogliano Veneto. Più che pertinente il titolo.


QUALCOSA STRISCIA NEL BUIO

Anno: 1971
Genere: horror
Regia: Mario Colucci
Cast: Giacomo Rossi-Stuart, Lucia Bosé, Farley Granger, Stan Cooper (Stelvio Rosi), Dino Fazio, Angelo Francesco Lavagnino, Giulia Rovai, Paul Muller, Mia Genberg.

Trama : A causa di una violenta tempesta, un gruppo di viaggiatori di diversa estrazione sociale si ritrova a dover chiedere ospitalità presso una vecchia villa isolata. Accolti dal padrone di casa e dalla sua amante, decidono di vincere la noia dedicandosi a una seduta spiritica per evocare Lady Marlow, la vecchia proprietaria della residenza, nota per i suoi modi eccentrici e per essere stata assolta a un processo per omicidio. L'idea però si rivela essere un boomerang e una misteriosa presenza comincia a impossessarsi dei corpi di ognuno, generando morti e eventi inspiegabili....

L'inizio, pur derivativo, è gustoso e fa sperare in chissà che cosa. I personaggi, fin dagli ottimi titoli di testa (simili al più interessante L'assassino ha riservato nove poltrone) sono seguiti col giusto approfondimento psicologico (il frustrato Stuart, la provocatrice Bosè). Dalla seduta spiritica in poi però, più nulla, se non qualche bella inquadratura (il grandangolo dello spettro che si avvicina dall'alto). Nel cast un Farley Granger del tutto sprecato e una Loredana Nusciak che compare solo in fotografia; c’è anche suo marito John Hamilton, all’anagrafe Gianni Medici. Appare anche l'autore delle musiche Angelo Francesco Lavagnino doppiato da Gualtiero De Angelis.



sabato 15 novembre 2014

LA NOTTE CHE EVELYN USCI' DALLA TOMBA

Anno: 1971
Genere: horror
Regia: Emilio Miraglia
Cast: Anthony Steffen, Erika Blanc, Marina Malfatti, Giacomo Rossi Stuart, Umberto Raho.

Trama : Nel suo castello, sir Alan Cunnigham è ossessionato dal ricordo della moglie Evelyn, che lui stesso aveva ucciso dopo averla sorpresa a letto con un altro. Ospita quindi regolarmente prostitute dai capelli rossi che uccide con efferatezza...

Emilio Miraglia è un nome poco noto ai cultori dell'horror all'italiana, pur avendo firmato due curiosi titoli complementari per struttura narrativa: La dama rossa uccide sette volte e questo. Si tratta di pellicole abbigliate (con titoli e locandine) come horror puri, ma che virano nel finale al giallo ed al razionale, lasciando lo spettatore amareggiato/compiaciuto per l'inaspettato dirottamento narrativo dei film. Dei due titoli, questo (ben) presenta un morboso aspetto voyeristico (il rapporto s/m).
Spaghetti thriller sottovalutatissimo dalla critica di settore che ha il merito di discostarsi dallo schema tipico del genere in questione miscelando abbastanza bene nudo femminile, atmosfere gotiche, horror e thriller. Non si risente molto neppure della scelta di rinunciare totalmente al gore, segno che Miraglia ha fatto un buon lavoro dietro alla mdp specie nelle sequenze notturne girate nella zona attigua alla cripta di famiglia “Cunningham”.
Bravi nel complesso gli attori con una Marina Malfatti che se ne va in giro con scollature mozzafiato che costituiscono un valore aggiunto nella visione dell’opera. La sceneggiatura è sicuramente meno intrigata rispetto a quelle del periodo e regala vari colpi di scena quasi tutti concentrati nel finale.
Non mancano tuttavia varie banalità (ad esempio colui che orchestra tutta la macchinazione riesce a realizzare il suo piano in un modo davvero inverosimile) e alcuni buchi di sceneggiatura sui quali tuttavia di può chiudere un occhio. Visione consigliatissima agli appassionati di b movie nostrani.

Erika Blanc dixit...
"Negli anni Settanta ho girato un film horror che si intitolava La notte che Evelyn uscì dalla tomba.
Interpretavo una spogliarellista che finiva tra le mani di un sadico - era Anthony Steffen - in un vecchio castello inglese, tra catene, fruste, torture, cose del genere...
In una scena indossavo un paio di stivaloni di pelle, alti fino a metà coscia, neri, di quelli che andavano di moda all'epoca.
Il film è poi diventato un cult in tutto il mondo... mi hanno detto che lo ha visto persino Stephen King.
Qualche anno fa un amerticano, del Texas, mi contattò perché voleva a tutti i costi comperare gli stivali che io indossavo nel film.
Mi offriva una cifra pazzesca: 500 dollari!
Siccome quegli stivali non li avevo più, cosa ho fatto?
Ne ho cercati un paio simili e gli ho rifilato quelli.
Non si è mai accorto di niente..."


LA TERRIFICANTE NOTTE DEL DEMONIO

Titolo originale: La plus longue nuit du diable
Anno: 1971
Genere: horror
Regia: Jean Brismée
Cast: Erika Blanc, Jean Servais, Jacques Monseau, Ivana Novak, Lorenzo Terzon, Shirley Corrigan,
Colette Emmanuelle, Christian Mailet, Lucien Raimbourg, Daniel Emilfork.

TRAMA : Da molti secoli, in virtù di un patto stipulato con il diavolo le primogenite di una nobile famiglia tedesca sono destinate ad essere proprietà del demonio e a compiere quindi, periodicamente, nefandezze di ogni genere.
E' così che una comitiva di ignari turisti, fermatisi per il solito banale incidente al tetro castello del barone von Rhoneberg, viene visitata dal Male - presentatosi nelle vesti di una procace donna - che, dopo averli spinti a lasciarsi andare alle loro debolezze e ai loro vizi, li uccide.
Si sottrae alla morte solo uno dei turisti, un giovane seminarista, il quale, oggetto di particolare attenzione da parte dell'indemoniata, dopo essere stato sul punto di cedere alla tentazione, riesce a superarla facendosi scudo della fede e del crocefisso. Tuttavia, il seminarista cade vittima del diavolo quando pensa di poter stipulare con lui un patto per ottenere in cambio della sua anima la salvezza dei compagni di viaggio. Tutto risulta ovviamente vano e anch'egli nel finale cede al male.

Demoniaco italo-belga, che gioca quasi esclusivamente la carta dell’erotismo, esibendo una conturbante e satanica Blanc e un audace incontro saffico con protagoniste la Novak e la Corrigan;
il Diavolo fa qualche comparsa nell’emaciata persona di Daniel Emilfork. Ha, dalla sua, una struttura d'insieme che sembra rimandare a Rollin (in particolare all'inedito - da noi - Le Viol du Vampire e alla Vampira Nuda) e, fortunatamente, il caos che regna dietro alla sceneggiatura è superato dalla composizione di una perfetta partitura musicale. Per nostalgici, insomma...
Il castello von Rhoneberg che accoglie la comitiva di viaggiatori (set principale), è lo Chateau d'Antoing, nella città omonima della Vallonia (Belgio).